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Trump, Putin e il nuovo ordine mondiale: il vertice di Riad scuote l’Occidente

Nonostante le promesse e le dichiarazioni fatte in campagna elettorale sulla fine della guerra in Ucraina, Trump non ha ancora trovato una soluzione, anzi, sta aprendo nuovi “fronti” interni. Di fatto, il Tycoon è riuscito ad infastidire i leader europei e Zelensky nell’arco di due settimane.

Il vertice di Riad
L’incontro tra i negoziatori americani e quelli russi avvenuto il 18 febbraio è solo il risultato della telefonata tra il 47esimo Presidente degli Stati Uniti ed il leader del Cremlino. A rappresentare le due potenze internazionali erano presenti Marco Rubio, segretario di Stato americano, e Sergei Lavrov, Ministro degli Affari Esteri russo. L’ex governatore della Florida si è fatto accompagnare da Michael Waltz, Consigliere per la Sicurezza Nazionale, e Steve Witkoff, che formalmente è l’inviato dell’amministrazione per il Medio Oriente, ma ufficiosamente è il negoziatore di Trump. Di fatto, oltre ad essere compagni di golf, sono amici da quando entrambi investivano nel settore immobiliare negli anni ‘80 ed è stato lo stesso Witkoff a negoziare l’accordo tra Israele e Hamas. Lavrov era accompagnato da Yuri Ushakov, Consigliere per la Sicurezza Nazionale, e Kirill Dmitriev, Capo del Fondo Russo per gli investimenti diretti. Di fatto, non
erano presenti il Presidente ucraino Zelensky e l’inviato ufficiale di Trump per l’Ucraina, Keith Kellogg. Il meeting è iniziato appena il Principe e Ministro degli Esteri Faisal bin Farhan ed il Consigliere per la Sicurezza Nazionale sauidata Musaed al Aiban hanno abbandonato il tavolo ed hanno lasciato le due delegazioni. Durante le quattro ore di riunione gli argomenti trattati sono stati molti e, per le grandi personalità presenti, è facilmente ipotizzabile che non sia stata trattata soltanto la questione della pace in Ucraina, ma anche di possibili accordi commerciali futuri.
Di fatto, questo incontro può essere considerato a tutti gli effetti la riapertura delle relazioni bilaterali tra le due potenze mondiali. Infatti il leader del Cremlino ha lodato l’amministrazione Trump dopo il meeting a Riad, per aver creato un’atmosfera amichevole e durante un’intervista a San Pietroburgo, Putin ha affermato: “Dal lato americano c’erano persone completamente differenti, che erano aperte al
processo di negoziazione senza alcun pregiudizio e senza nessuna condanna di ciò che è stato fatto in passato”. Inoltre, non esclude un futuro incontro con il Presidente, ma non ha voluto specificare una data, anche per il lavoro che c’è ancora da fare sulla risoluzione ucraina. In aggiunta, il capo del Cremlino ha voluto sottolineare che i timori dei leader europei di essere esclusi dai negoziati sono
infondati e che i due Paesi avevano questioni bilaterali da affrontare, come la scadenza del trattato “New START” sul controllo delle armi nucleari prevista per il 5 febbraio 2026, ma dal quale la Russia ha sospeso la sua partecipazione il 21 febbraio 2023. Come riporta il New York Times, Trump è nel bel mezzo del cambio di rotta più sorprendente della politica estera americana da generazioni, un dietrofront che stravolgerà l’attuale equilibrio internazionale. Infatti, fin dalla fine della seconda guerra mondiale, tutti i Presidenti americani avevano diffidato prima dell’Unione Sovietica e poi della Russia. Il Tycoon, però, sembra considerare il gigante
dell’est come possibile Stato amico, dando il chiaro segnale che gli USA hanno smesso di isolare Putin per l’aggressione nei confronti dell’Ucraina e prima ancora della Crimea.


La preoccupazione dei leader europei
Dopo aver appreso del meeting tra le due delegazioni, i Capi di Stato della Francia e dell’Inghilterra hanno organizzato degli incontri con il Presidente Trump per discutere della pace in Ucraina. Il presidente francese Macron arriverà alla Casa Bianca il 24 febbraio e, secondo quanto affermato sui social, gli dirà: “Non puoi essere debole contro Putin. Non è da te, non è il tuo marchio di fabbrica,
non è nel tuo interesse”. Nel mentre il Premier britannico Starmer è atteso per giovedì 27, ma non ha voluto condividere la sua strategia per affrontare Trump. Tuttavia, i diplomatici britannici hanno affermato di aspettarsi che sottolinei la disponibilità del Regno Unito a fare di più per la difesa dell’Europa, contribuendo con truppe a una forza di mantenimento della pace in Ucraina. Kim Darroch, ex ambasciatore britannico a Washington durante il primo mandato del Tycoon, ha affermato: “Trump non è il tipo che prova gratitudine, ma almeno riconoscerà che il Regno Unito è il Paese europeo più propenso ad accettare la sua idea di pace”. Tutto ciò ha attirato l’attenzione di Putin che li ha presi in giro dicendo: “Perché siete isterici?”.


L’attacco di Trump a Zelensky ed il possibile accordo sulle terre rare
Nonostante gli sforzi dei leader europei, il Presidente statunitense non ha una buona impressione di loro e lo si può intuire poiché ha affermato: “Ho sentito che adesso sono preoccupati di non avere un posto al tavolo dei negoziati. Ce l’hanno avuto per tre anni e per molto tempo anche prima. Tutto ciò poteva essere risolto molto semplicemente. Inoltre ha ripetuto per l’ennesima volta che l’invasione non sarebbe avvenuta se fosse stato presidente, ignorando il fatto che le forze sponsorizzate dalla Russia avevano condotto la guerra all’interno dell’Ucraina tutti e quattro gli anni del suo primo mandato. “Avevo potuto fare un accordo per l’Ucraina che avrebbe dato loro quasi tutta la terra”, ha detto senza spiegare perché non ha cercato di negoziare la pace quando era in carica. Oltretutto ha attaccato
pubblicamente il Presidente ucraino dicendo: “Pensaci, un comico di discreto successo, Volodymyr Zelensky, ha convinto gli Stati Uniti d’America a spendere 350 miliardi di dollari, per entrare in una guerra che non poteva essere vinta, che non doveva mai iniziare, ma una guerra che lui, senza gli Stati Uniti e “TRUMP”, non sarà mai in grado di risolvere”.
Tuttavia, come riporta il Washington Post, ciò potrebbe essere controproducente per l’attuale amministrazione americana. Infatti, il Segretario del Tesoro statunitense Scott Bessent avrebbe proposto al leader ucraino un accordo per continuare a ricevere finanziamenti. La proposta riguarderebbe le terre rare ed i materiali critici dell’Ucraina. Di fatto, la strategia sarebbe quella di legare l’economia e gli investimenti americani per salvaguardare il territorio ucraino da possibili invasioni o attacchi, descrivendola come “uno scudo a lungo termine” per Kiev. In effetti, si stima che l’Ucraina possieda una delle più grandi riserve al mondo di titanio e litio che attualmente non sono sfruttate. Si stima che collettivamente potrebbero valere trilioni di dollari, anche se al momento il loro valore preciso e la loro distribuzione nel Paese non sono noti al pubblico. La Commissione europea ha descritto l’Ucraina come una potenziale fonte di oltre 20 materie prime critiche, tra cui depositi di caolino, gallio, manganese e germanio. Sono anche di interesse per la Russia, con gli analisti che stimano che Mosca abbia sequestrato più di 12 trilioni di dollari di risorse energetiche ucraine, metalli e minerali, includendo petrolio e carbone. Una delle principali riserve di litio dell’Ucraina si trova a sole 10 miglia dalla prima linea.

Matteo Boschetti

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