interviste

Mauro Petrarca, il poeta cimiteriale

Quando hai iniziato a suonare?

Ero bambino, frequentavo le Scuole Medie. Ero molto incuriosito da un organo a mobile che c’era in casa ma avevo poca voglia di studiare. Mi dedicavo assiduamente alla musica, ma con approccio non canonico. In realtà, quello che mi piaceva era inventare melodie: troppo ambizioso per quella giovane età.

Qual è stata la tua formazione musicale?

Per anni ho studiato privatamente e da autodidatta: ho iniziato il percorso accademico, in Conservatorio, molto tardi. Per la formazione artistica, ha avuto un ruolo fondamentale il desiderio di sperimentare: composizioni strumentali, colonne sonore per cortometraggi e soprattutto la fusione tra musica e poesia.

Potresti descrivere in poche battute la tua attività poetica citando i tuoi libri?

Ho pubblicato due libri: “Testamento di un poeta cimiteriale” e “Cinquanta rime di morte”. I suddetti lavori sono desunti da anni di partecipazioni poetiche semi-estemporanee in programmi di RadioRai, Radio24, Radio Deejay. Si tratta di poesie ironiche, a tema funebre, commissionate dalle rubriche radiofoniche in base all’argomento del giorno (tra gossip, politica e attualità).

Come definisci la tua musica, il tuo genere musicale?

Direi che si tratta di una musica molto rispettosa del passato ma che si proietta verso il futuro: arcaico e sperimentale legano bene insieme. La musica antica ha il gusto del già
sentito ma una fisionomia lontana, mentre le sperimentazioni sembrano meno legate alla storia e quindi non appaiono definite. Il difficile è sempre ricercare e trovare l’equilibrio tra le due cose.


La tua musica o il tuo fare musica ha subito delle influenze?


Ho amato tantissimi compositori e in ogni epoca ho identificato almeno un modello. Ma il lavoro che più mi rappresenta è il cd “Canzoniere Macabro”, e per questa produzione (alla quale ho lavorato per più di 5 anni) sicuramente i maggiori riferimenti sono stati Fabrizio De Andrè, Francesco Guccini, Roberto Vecchioni e Angelo Branduardi. Ma l’idea del disco tematico, a soggetto unico, deriva direttamente dallo splendido scenario del nostro glorioso rock progressivo.

Il tuo lavoro è essenzialmente solista, quando collabori con altri artisti come gestisci il rapporto creativo?

Spesso suono con altri, ho anche creato nel tempo dei collettivi di improvvisazione che includevano diverse forme artistiche. E’ un appuntamento fondamentale, quello del
confronto e della condivisione. Anche se poi, per realizzare un singolo o un disco intero, purtroppo sono sempre costretto a tornare solista: le motivazioni sono molteplici ma
soprattutto l’ottimizzazione dei tempi e dei costi di produzione.

E come gestisci le differenze creative?

Ho incluso molto spesso vari esecutori, nell’incisione dei miei brani. Una volta scritto tutto, il musicista o la cantante che intervengono difficilmente possono fare cose incoerenti poiché le coordinate del pezzo sono già ben evidenti. Se poi capita qualcosa che si muove autonomamente, può risultare anche un valore aggiunto: mi è capitato spesso, in concerti, con attrici e performer.

Puoi raccontarmi la tua esperienza con il pubblico nel mondo underground e quello televisivo?

Un artista deve misurarsi con tutte le facce della comunicazione. La prima considerazione che mi viene da fare è che il mondo underground e il mainstream hanno una tristissima cosa in comune: non pagano adeguatamente. Organizzare concerti e spostamenti, o preparare una performance da realizzare a favore di telecamera, di certo non è cosa da improvvisare con superficialità e quindi questa scarsa attenzione verso la retribuzione la trovo davvero disdicevole. Tra l’altro, è un atteggiamento che favorisce il dilagare del dilettantismo. Andando oltre questa pragmatica, direi che sono entrambi mondi da conoscere e frequentare. L’underground mi sembra un’ottima palestra formativa, mentre con la televisione si può affermare un carattere artistico: la TV non concede molto tempo ma lavora artisticamente su minutaggi limitatissimi, mentre una serata romana in un locale adibito a ricerche creative è il modo migliore per testare live quanto si va delineando nella nostra mente e nel nostro studiolo.

Vorrei mi raccontassi del tuo progetto più significativo.

Ho accennato prima al mio disco “Canzoniere Macabro”: è questo il mio lavoro più significativo e rappresentativo. Ha avuto una lunghissima gestazione, l’ho inciso
interamente a casa mia coinvolgendo un considerevole numero di musicisti. Era un periodo di grande ispirazione e soprattutto ero ancora studente, senza impegni gravosi lavorativi. Montavo, smontavo, rimontavo tutto, provando combinazioni d’ogni sorta: le condizioni ideali per favorire il concepimento di un’operina d’arte. Vari brani di quel disco hanno poi avuto una storia radiofonica o televisiva e questo mi fa enormemente piacere: vedere in prima serata televisiva la mia ballata nera “Marta la cornacchia” è stato un piacevole schock per me, per i miei amici, per i familiari.

Progetti futuri?

Questa estate ho realizzato un singolo con relativo videoclip: “Sembro una bambola” (https://youtu.be/I4AXPTbvfWM?=W5YnHrLcd504x). La figura della bambola mi affascina quanto quella dello spaventapasseri: nel mio immaginario, è il simbolismo nell’accezione più alta. Ho dedicato molti brani al fantoccio di paglia, ora quindi è giunto il momento di mettere in campo una bella carrellata di bambole in musica: bambole di pezza, bambole rotte, bambole di porcellana e infine bambole gonfiabili…

Oggi, Mauro Petrarca a 51 anni suonati, è insegnante di Educazione Musicale presso le Scuole Medie nelle quali ha avuto, a mio avviso, il coraggio e la
determinazione, di portare negli Istituti Pubblici quelle che lui stesso ha definito l’informalità e l’improvvisazione musicale attraverso gli strumenti giocattolo e oggetti di riciclo a lui cari e utilizzati precedentemente nei suoi Laboratori musicali e interventi da Musicoterapeuta.

È così che Castel di Sangro vanta la presenza di un Artista che, attraverso la sua profonda e intelligente ironia tratta temi e tematiche antiche turbolenti e dal
fascino nero e ancestrale come quello della morte; di un Insegnante di Educazione Musicale presso gli Istituti pubblici che, con molta probabilità, verrà apostrofato come alternativo; e ancora quella di un Musicoterapeuta che insegna fuori e dentro la sua stessa Scuola di Musica da ben oltre15 anni, è Mauro Petrarca, noto anche al grande pubblico.

Per tutti coloro che desiderano conoscere Mauro Petrarca lascio qui li link del suo personale sito web: www.mauropetrarca.it

RINGRAZIO MAURO PETRARCA PER LA SUA GENTILE DISPONIBILITA’.

Claudia Dell’Era

Leggi anche al link https://madmagz.app/viewer/679b43c2f6ae680014ee2865

Un pensiero su “Mauro Petrarca, il poeta cimiteriale

  • Gabriella d'Aveta

    Sei semplicemente Grandioso… ti Adoro e ti ringrazio… ad malora semper

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