Zohran Mamdani è stato ufficialmente eletto Sindaco di New York City, nella giornata del 5 novembre 2025 e, nonostante sia figlio di immigrati musulmani e abbia solo 34 anni, guiderà la Grande Mela dal 1° gennaio, diventando così il primo Sindaco musulmano d’America. Inoltre, lui stesso si è definito un socialista, quasi impensabile nel mondo americano guidato dal Tycoon Donald Trump, nato proprio a NYC. Tuttavia, sembra che sia riuscito a conquistare pure lui. Mamdani è passato dall’essere una persona anonima, non solo del mondo, ma persino all’interno della sua Città, a essere ovunque per la sua campagna elettorale, con hashtag virali e collaborazioni con diversi creator delle varie piattaforme social. Di fatto, la sua giovane età avrebbe potuto spaventare molti elettori, ma così non è stato, forse anche perché è la stessa New York a rappresentare il sogno americano del “self-made man”.
La votazione
In particolare, la sua campagna elettorale è stata così efficace che è riuscito a farsi votare da 1.035.646 persone, come Wired, superando di oltre 180mila il suo principale avversario, Andrew Cuomo: un candidato democratico che, perdendo alle primarie, ha deciso di correre da indipendente. Un’affluenza così alta, oltre 2 milioni di votanti, non si vedeva dal 1969, con l’elezione di John Lindsay. Infatti, a importare e fare la differenza sono stati i temi. Il neosindaco ha messo in chiaro fin da subito che non sarebbe stato zitto su alcuni temi di rilevanza mondiale, come la crisi umanitaria e il conflitto che sta coinvolgendo la Striscia di Gaza e i cittadini palestinesi. Di fatto, è stata la sua visione della salvaguardia del più debole, dei bisognosi, a fargli vincere l’elezione contro quella che è considerata la “dinastia” Cuomo. Nello specifico, nonostante abbia raccolto solo un quarto per la sua campagna elettorale, “solo” 10 milioni a sostegno del candidato emocratico, è riuscito a vincere pur essendo al centro del mirino di molti.
La campagna elettorale
Durante la sua iniziativa “City Bike Mamdani”, in cui pedalava per la città, un passante gli ha urlato: “comunista!”; ma lui non si è scomposto e gli ha risposto, per poi riprendere il suo discorso.
Di fatto, tra le sue proposte per la Grande Mela, possiamo trovare bus gratis e assistenza all’infanzia universale finanziati con le tasse dei più ricchi. Inoltre, è finito al centro del mirino per aver fatto un discorso in arabo, attirando così il tweet del repubblicano Brando Gill del Texas, in cui ha scritto: “Solo un paio di decenni dopo l’11 settembre, il principale candidato a sindaco di New York sta conducendo una campagna elettorale in arabo. L’umiliazione è il punto.”. Anche Cuomo ne ha approfittato per provare a seppellirlo sotto l’islamofobia, quando durante un talk show ha detto che Mamdani si sarebbe schierato dalla parte dei terroristi. Inoltre, per peggiorare la situazione, lo staff di Cuomo avrebbe pubblicato un post generato con l’intelligenza artificiale a sfondo razzista, poi cancellato. Tuttavia, un giornalista lo ha ri-postato, raccogliendo milioni di views.
Probabilmente è stato anche questo comportamento a convincere New York a votare per Zohran Mamdani, la Città degli immigrati si è schierata con lo “straniero”, anche se in realtà è del Queens. Anche lo stesso Eric Adams, il Sindaco uscente che ha supportato Cuomo, ha voluto sottolineare: “New York non è l’Europa”, riferendosi all’immigrazione di musulmani. Inoltre, a spararla grossa, ci ha pensato il candidato repubblicano, Curtis Sliwa, dicendo che
Mamdani supporta gli jihadisti. Tuttavia, con la sua campagna elettorale rivolta alla “universalità” degli elettori, è riuscito anche a raccontare cosa è significato crescere nella Grande Mela dopo l’11 settembre 2001, spiegando perché sua zia non si sente sicura a prendere la metro per via del suo hijab. Di fatto, come riporta il Washington Post, ha dichiarato: “Essere musulmano a New York significa aspettarsi umiliazioni [indignity]. Ma non sono le umiliazioni a renderci diversi, ci sono molti newyorkesi che le subiscono. È la tolleranza verso quelle umiliazioni a farlo. Credevo che costruendo una campagna fondata sull’universalità avrei potuto definirmi come il leader che ambisco a essere”. Inoltre, ha voluto continuare aggiungendo: “E pensavo che comportandomi in modo irreprensibile o mordendomi la lingua di fronte ad attacchi razzisti e infondati, continuando a tornare al mio messaggio centrale, sarei riuscito a essere qualcosa di più della mia fede”.
L’incontro con Trump
Nella giornata di venerdì 21 novembre 2025, Mamdani si è recato a Washington per incontrare Donald Trump alla Casa Bianca. In particolare, nonostante i due abbiano delle opinioni completamente contrastanti e si siano lanciati delle frecciatine neanche tanto velate in questi ultimi giorni, l’incontro sembra essere andato bene, ma si potrebbe considerare come il classico “buon viso a cattivo gioco”.
In particolare, Mamdani non è stato risparmiato dalle affermazioni di Trump, che durante la campagna elettorale aveva detto: “[Mamdani] Vuole distruggere New York”. Sul social di sua proprietà, Truth, a inizio novembre aveva scritto: “Se il candidato comunista Zohran Mamdani vince le elezioni per il sindaco di New York City, è altamente improbabile che contribuirò con fondi federali, diversi dal minimo richiesto, alla mia amata prima casa”. Inoltre, aveva anche affermato che lo arresterà se dovesse provare a ostacolare gli agenti della ICE.
Tuttavia, il neosindaco non si è lasciato intimidire, affermando che vuole rendere New York a prova di Trump (“Trump-proof”). Inoltre, non si è nascosto dietro ai giri di parole per definire il 47esimo Presidente degli Stati Uniti come: “fascista”; neanche quando una giornalista gli ha chiesto direttamente all’interno dello Studio Ovale. In quell’occasione, però, il Tycoon è intervenuto dicendo che si erano già confrontati e che era più semplice dire di sì che spiegare, oltre a sottolineare che non gli importa. [“That’s okay, you can just say yes. It’s easier than explaining it. I don’t mind”.]
L’incontro tra il cosiddetto “fascista” e il cosiddetto “comunista” sembra essere andato molto bene, ma è altamente probabile che sia stata una farsa necessaria per la stampa, oltre che per gli elettori. Infatti, New York è una tra le città più costose del mondo, non solo degli States, però è anche una tra le città che genera più guadagno.
Anche per questo motivo entrambi sono rimasti pacati ed educati, ridendo e scherzando, senza entrare apertamente in conflitto. Inoltre, Trump ha anche detto che, dopo quest’incontro, potrebbe pensare di trasferirsi nuovamente a New York, mentre Mamdani ha sottolineato che è stata un’ottima occasione di confronto anche per rappresentare i newyorkesi.
Matteo Boschetti
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