Perno: “West Nile, il pericoloso virus della zanzara comune”
Oltre che per il caldo, in costante aumento anno dopo anno, quella del 2025 resterà probabilmente nella memoria come l’estate delle emergenze sanitarie: da una parte il botulino, che ha rovinato l’armonia della bella stagione turistica in due regioni che da essa cercano – avendone le possibilità – di ricavare sempre il massimo, Calabria e Sardegna; dall’altra un morbo “nato” in Uganda per poi viaggiare, con le zanzare, verso l’Africa Mediterranea e ancora più su. Parliamo del virus del Nilo Occidentale, meglio noto come West Nile. Capace di risvegliare l’incubo di vecchi mostri palustri (nel Lazio delle vecchie paludi pontine e in Campania la situazione attualmente più critica); ma non ci riferiamo certo alla famigerata Anopheles della malaria, anzi: il mostro è più vicino di quanto si pensi. Spegnete le luci e, se non prendete sonno e non potete fare altro che boccheggiare, tendete l’orecchio agli eventuali ronzii nella stanza. Potreste accorgervi di avere il pericolo in casa. Ce lo conferma il virologo Carlo Perno, docente di Microbiologia presso due università capitoline, Tor Vergata e Unicamillus, e a Milano, e direttore del reparto di Microbiologia all’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù, naturalmente sempre a Roma, dove è anche responsabile del Laboratorio di monitoraggio delle terapie antiretrovirali dello “Spallanzani”.
Professore, cosa distingue il virus West Nile dalle altre malattie di cui sono vettrici le zanzare?
Questo Arbovirus può essere trasmesso dalla puntura di moltissime zanzare, tra cui la più comune,quella del genere Culex. A differenza di altre malattie che abbiano come vettrici la zanzara, essa non sembra legata a una sua particolare specie. Questo rende certamente più facile il contagio nei territori del nostro Paese dove la Culex è presente in modo particolare, anche per ragioni di storia ambientale: per esempio l’Agro Pontino e la pianura padana.
Il West Nile sembra avere un’impressionante analogia col Covid: risulta cioè particolarmente mortale per le persone anziane con la salute parzialmente compromessa. Si tratta solo di un caso?
Il paragone non si pone col primo Covid, un flagello che non guardava in faccia all’anagrafe. Se proprio vogliamo istituire un parallelismo tra West Nile e Coronavirus dal punto di vista dell’impatto demografico, direi che il virus di origine africana assomiglia più alla versione Omicron del Covid, meno mortale per la popolazione in generale ma non meno insidiosa per le fasce sanitarie considerate generalmente più a rischio.
Può escludere che il contagio del West Nile avvenga da persona a persona? Per ammalarsi è sempre necessaria la puntura di una zanzara?
Finora non ne abbiamo alcuna evidenza certa. Riteniamo che sia altamente improbabile una trasmissione diretta da un essere umano all’altro ma, ribadisco, al momento non esistono prove tangibili di ciò.
Gianluca Vivacqua
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