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Aiello-Bartiromo-D’Avanzo-Esposito-Sambuca-Saporito: i conti con… Conte

C’è chi segue il calcio per professione e chi per passione nel nostro paese che, ricordiamo, vive quotidianamente di fatti calcistici. Quasi sempre, comunque, nel caso degli addetti ai lavori la motivazione professionale e quella passionale si mescolano.

In questo numero cercheremo di raccogliere un certo numero di punti di vista, da esperti del settore o da tifosi, o da esperti e da tifosi, su Antonio Conte, classe ‘69 da Lecce, allenatore campione d’Italia con il Napoli al primo anno. Per i partenopei si tratta del quarto scudetto, vinto all’ultima giornata sull’Inter campione uscente.

Sentiamo Francesca Aiello, opinionista web curatrice della pagina Un giorno all’improvviso e conduttrice del live collegato a essa.

Antonio Conte è un uomo diretto, chiaro senza peli sulla lingua.  È molto apprezzato per la sua schiettezza: è stato chiaro sin dai primi giorni di ritiro a Dimaro, quando ad alcuni tifosi azzurri che gli chiedevano di rinnegare il suo passato disse che  non lo avrebbe mai fatto ma avrebbe dato da quel giorno il 100% per la maglia azzurra. Si è dimostrato sempre disponibile verso i tifosi, sia a fine allenamenti sia in giro per la città con la famiglia, non ha mai negato un autografo o una foto. 

Forse per la prima volta nella sua carriera lui, uomo del sud, ha trovato il calore del popolo meridionale.

Passando al versante tecnico, parliamo di un allenatore vincente. È riuscito a far rinascere il Napoli dalle ceneri lasciate da Garcia, Mazzari e Calzona, e ha centrato la vittoria del titolo il suo primo anno sulla panchina azzurra.

Il suo gioco, detto sinceramente, non è bello.  A volte risulta noioso ma è quello classico all’italiana e finché si vince va bene e fa bella figura.

Il pregio principale che gli riconosco è che dà il 101% nel lavoro, è maniacale nel preparare le partite e soprattutto negli allenamenti.

I difetti?  Nelle interviste, quando le cose vanno male, dà l’impressione che la colpa non sia mai sua. Soprattutto in questo momento in cui i risultati non arrivano (e, lo ricordiamo, abbiamo perso 3 partite nelle prime 11 giornate), ha dato segni di insofferenza imputando alla squadra di non seguirlo come faceva l’anno scorso… Situazione surreale dopo una campagna acquisti che ci doveva vedere protagonisti assoluti su tutti i fronti.

Ora Alessia Bartiromo, giornalista sportiva.

Per  me l’Antonio Conte allenatore, è tra i più bravi e preparati d’Europa ma credo che il fatto di avere delle idee molto integraliste sia croce e delizia. Per avere un’idea ancora più chiara bisognerebbe assistere agli allenamenti del Napoli durante l’anno e ciò non ci è permesso ma credo che, a volte, scendere a compromessi e cercare un’alternativa non sia sempre segno di debolezza, ma anche di grande intelligenza. A gusto personale, non amo particolarmente il suo calcio meno spettacolare e più “risultatista” ma, se è quello che aiuta a vincere una squadra in un momento difficile, perché no. Credo che il Napoli in questo momento della sua storia voglia accrescere il suo palmarès e che le crisi interne e di spogliatoio possano essere gestite al meglio da un uomo forte come Conte che ha la piena fiducia di De Laurentiis.

Conte tecnico? Caratterialmente, e dal punto di vista personale e umano, credo che Antonio Conte sia una persona molto determinata, uno stakanovista. Abbiamo un integralista che cerca di conciliarsi con un uomo estremamente pragmatico ma anche empatico: è una persona di gran cuore. A chi sposa la sua causa e quella della squadra che allena dà tutto, ci mette la faccia e protegge il suo gruppo da ogni pressione, polemica e attacco mediatico. Il giorno della festa scudetto sul lungomare lo abbiamo visto in una veste diversa: ha dimostrato quanto possa essere “tenero”, arrendendosi alla gioia. Credo che siano state proprio le emozioni di quelle ora a determinare la sua permanenza qui all’ombra del Vesuvio. Mi piace tantissimo anche la sua disponibilità con i tifosi, non risponde mai male e, per quanto possibile, concede sempre foto e autografi in giro per la città.

Per Katia D’Avanzo, avvocato e procuratore sportivo Fgci, irpina di origine e lombarda di residenza, il tecnico salentino che ha un palmarès notevole rappresenta un ‘assoluta garanzia sotto tutti i punti di vista anche se non mancano le criticità sotto il profilo umano.

 Parlare di Antonio Conte significa parlare di una delle figure più iconiche e divisive del calcio italiano contemporaneo. Uomo di passione, disciplina e idee chiare, Conte è riuscito nel corso della sua carriera a lasciare un segno profondo ovunque sia passato —da giocatore, da capitano e poi da allenatore.

Antonio Conte incarna la cultura del lavoro. Chi lo conosce racconta di una persona ossessionata dal miglioramento, dalla ricerca costante della perfezione e dal rispetto delle regole. È un uomo diretto, spesso ruvido, ma autentico. La sua schiettezza può dividere, ma non lascia mai indifferenti.

Nel calcio moderno, dominato da diplomazia e frasi fatte, Conte è l’opposto: viscerale, trasparente, talvolta impulsivo. Non finge, non recita un ruolo. È se stesso, sempre. E questo lo rende tanto amato dai suoi tifosi quanto difficile da gestire per le società.

Le sue rotture —con Juventus, Inter o Tottenham —nascono da una visione etica del lavoro: o si dà tutto, oppure meglio fermarsi. Eppure, la domanda resta: dopo aver vinto lo scudetto a Napoli, non sarebbe stato meglio andarsene da vincente, invece di addossare le colpe ad altri o al mercato?

Conte, si sa, vive di tensione. E a Napoli, come spesso accade, quel fuoco rischia di diventare incendio: spogliatoio sotto pressione, ambiente elettrico;  e l’ intensità richiesta dal tecnico che da benedizione può tramutarsi in condanna.

 Sul piano tecnico, Conte è uno degli allenatori più autorevoli dell’ultimo ventennio. Il suo marchio è il 3-5-2, ma ridurre il suo calcio a uno schema sarebbe ingiusto. Conte è un costruttore di squadre, un tecnico che plasma identità, mentalità e organizzazione tattica in tempi record.

Alla Juventus ha ricostruito un ciclo vincente, restituendo orgoglio e fame dopo anni di mediocrità. Con l’Inter ha rotto l’egemonia bianconera e rilanciato il calcio italiano in Europa. In Inghilterra, al Chelsea, ha introdotto la difesa a tre, rivoluzionando un campionato intero.

Come tecnico, lo ammiro per la competenza e la coerenza. Come uomo, lo rispetto per la veracità che trasmette. Come figura pubblica, lo considero uno degli ultimi allenatori che ancora vivono il calcio con l’intensità di una volta.

Antonio Conte è, e resta, un simbolo di ambizione e rigore. Può piacere o meno, ma è grazie a persone come lui se il calcio italiano continua ad avere un’identità forte: quella del lavoro, del sacrificio e del coraggio di non accontentarsi mai.

I suoi punti di forza sono la preparazione maniacale, la motivazione feroce e la cura del dettaglio.Il suo limite, invece, è forse l’incapacità di durare nel lungo periodo: la sua intensità brucia energie, tanto nei giocatori quanto in se stesso.

Come uomo, lo rispetto per la caparbietà e per l’onestà intellettuale. È anche un grande comunicatore— e questo, nel calcio di oggi, vale quasi quanto la competenza. Conte ha saputo costruire un’immagine forte di sé, capace di preceddere persino il club che rappresenta.

Ha trasformato la propria passione in un marchio di fabbrica. Ha reso la parola “Conte” sinonimo di intensità, sacrificio e vittoria.

Anche se la sua figura può dividere, un dato è innegabile: in lui convivono la cultura italiana del lavoro duro e una mentalità europea proiettata al risultato.

 Per Carmen Esposito volto dello “Sport in  Campania” in onda su Televomero, il giudizio su  Antonio Conte uomo è molto sintetico.

Non conoscendo Antonio Conte personalmente mi sembra superficiale dare un giudizio dell’uomo sulla base di quello che i media ci mostrano. Ovviamente quello che vediamo è un “parziale” che non ci dà la reale percezione totale della persona.

Più articolato il giudizio sul Conte tecnico.

Come tecnico ha sempre dimostrato di essere un vincente alla guida di grandi club, tra cui il Napoli dello scudetto 2024/25. È una persona di polso, caparbia e testarda, da buon pugliese. Per me sono tutti pregi, naturalmente:  per questo suo carattere è difficile possa scendere a compromessi, segue le sue idee senza mezzi termini. Ricordiamo le sue dimissioni al Tottenham, e una velata minaccia durante la conferenza stampa post Bologna-Napoli fa tremare il popolo azzurro. 

Quanto ai difetto penso ne abbia uno in particolare: non accetta la sconfitta. Sicuramente questo porta a pretendere sempre tanto, a reagire con carattere ma in alcuni casi può ingenerare un calo di lucidità. Ci sono momenti in cui bisogna saper perdere, riconoscere ed accettare una situazione e cercare di fare ancora di più squadra. 

Personalmente riguardando il lavoro fatto fin qui credo soltanto che avrebbe dovuto dare più continuità alla squadra vincente dello scorso anno. Non condivido alcune scelte sui giocatori, poi si sa: se un giocatore sente di non avere la fiducia del mister chiede di andare via. Tutto sommato comunque da tifosa napoletana sono fiduciosa che la crisi attuale si supererà.

Per Rossella Sambuca, tele-giornalista sportiva, Antonio Conte è un allenatore combattivo, esigente e pragmatico, rinomato per il suo carattere passionale e per il suo impatto dirompente sulle squadre. È un “martello tattico” che lavora instancabilmente per tirare fuori il massimo dai giocatori, spronandoli oltre i loro limiti. Il suo stile di allenamento molto strong, mira ad ottenere risultati immediati e a costruire squadre arcigne, ferree e vincenti. Conte è noto per la sua mentalità tattica e la sua capacità di adattarsi alle diverse situazioni di gioco. La sua attenzione ai dettagli e la sua capacità di prendere decisioni rapide gli permettono di ottenere risultati positivi. Oltre aa vere grande abilità tattica, Conte è anche un allenatore molto motivante. È in grado di ispirare e motivare i suoi giocatori, spingendoli a dare il massimo sul campo, e creando così un ambiente di lavoro positivo e stimolante.

In conclusione, le caratteristiche di Antonio Conte allenatore sono determinazione, passione, mentalità tattica, motivazione, fermezza e dedizione al lavoro. A Napoli il primo anno ha conquistato il quarto scudetto, sicuramente a oggi c’è bisogno di ricostruire uno spogliatoio spaccato e trovare la giusta unione.

 Lagiornalista sportiva Eugenia Saporito  analizza il difficile momento dei campioni d’Italia  reduci dalla brutta sconfitta di Bologna  per 2 a 0, sconfitta che ha reso quelli successivi giorni carichi di dubbi in un ambiente come quello partenopeo ormai (ri)abituato a vincere. E ci fornisce anche un pronostico sul campionato in corso.

Ai tempi di Garcia speravo ardentemente che Antonio Conte potesse vestire la maglia del “corsiero del sole” ma azzurro.

Abbiamo sofferto, aspettato, sperato e tifato. È arrivato portando il Napoli in vetta dopo l’anno disastroso post-terzo scudetto. Ho sempre sperato di vederlo combattere in azzurro, anche se forgiato nel cuore e nel sangue dal bianco e dal nero. Un po’ come il sacro e il profano. Finalmente, poi, l’ho visto festeggiare sia allo stadio Maradona che sul pullman, in quella giornata magnifica di sfilata sul lungomare più bello del mondo. Scenografia da brividi. Reputo Antonio Conte una persona ispirante che, con la sua mentalità vincente, induce e tutti a guardare l’asticella con il naso all’insù. È un buon comunicatore nel bene, poco nel male. Gli “contesto” il suo parlare sempre senza troppi filtri. Saper comunicare è un’arte che ancora in pochi sanno praticare, lo capisco. Sulla tecnica, la sua impronta di gioco è il non gioco. Spesso le verticalizzazioni e impostazione di un gioco che gira vengono a mancare. Brutto da vedersi, a tratti noioso ma spesso vincente.Per me la favorita resta l’Inter ma attenzione alla Roma. Quanto al Napoli, tutto dipende dal recupero degli infortunati e dagli innesti che potrebbero arrivare con la prossima finestra di mercato. Acquisti mirati e intelligenti per sopperire agli eroi ormai non più arruolabili degli ultimi due scudetti. Idee di gioco e moduli verranno di conseguenza.

Stefano Marino

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