Settembre: ritorno a scuola
Secondo il calendario stabilito già prima dell’estate ed a poca distanza di giorni l’uno dall’altro, tutta l’Italia, da Bolzano a Palermo, ha visto riaprire le proprie scuole e tornare sui banchi ed alle cattedre studenti e professori.
Così tra nostalgie per i giorni di vacanze ormai trascorsi e curiosità e aspettative verso i mesi in arrivo i nostri ragazzi sono tornati nelle classi e l’Italia è tornata a confrontarsi con i problemi che la riapertura delle scuole sempre ripropone. Problemi che possono sembrare sempre gli stessi, che ogni settembre riempiono le pagine dei giornali, i social o i servizi in tv e che dopo qualche giorno
ci permettiamo anche di dimenticare, ma che, proprio per il fatto di essere sempre gli stessi, dovrebbero preoccuparci.
Primo fra tutti – e mi perdonerà chi non verrà metterlo al primo posto di questa “graduatoria” un po’ sciocca, ma decisamente triste – la carenza strutturale che da sempre caratterizza quello che dovrebbe essere uno dei pilastri del nostro Paese. Carenza di insegnanti, di docenti di sostegno, di personale. Ma anche carenza dal punto di vista materiale – banchi, sedie, armadietti – ed edilizio.
Dire che alcuni – la maggior parte? Mi si lasci il dubbio… – dei nostri edifici scolastici è fatiscente è dire poco. Cornicioni pericolanti, aree inaccessibili per motivi di sicurezza, laboratori infruibili, finestre rotte, giusto per citare alcuni esempi, sono solo l’apice di ricorrenti problemi con cui devono convivere personale scolastico e studenti. Pochi sono gli istituti davvero al passo con i
tempi dal punto di vista digitale, del resto fino a poco tempo ci si fossilizzava in programmi vecchi e non più adeguati ai cambiamenti della nostra società. Eppure abbiamo insegnanti validissimi epreparatissimi, che amano il proprio lavoro e che sono il vero motore della nostra scuola. E soprattutto abbiamo studenti brillanti e intelligenti, curiosi, avidi di apprendere, che dovremmo
custodire come dei tesori. Proprio loro. Quelle menti geniali che sono costrette ad emigrare verso altri Paesi, più generosi, forse, più in grado di riconoscere quel merito che resta comunque il nostro vanto.
Quest’anno poi gli studenti dovranno confrontarsi anche con delle novità: il divieto dell’uso del cellulare, già in vigore comunque in alcuni istituti dall’anno scorso, l’importanza del voto in condotta ai fini del superamento dell’anno e l’introduzione dei lavori socialmente utili in caso di insufficienza, regole più ferree all’esame di maturità dopo alcuni casi avvenuti a giugno e a luglio
allorchè alcuni studenti, certi della propria promozione, non si sono presentati all’orale.
Tutte
riforme giuste, certo, ma che non smuovono né risolvono del tutto i problemi atavici. Quelli che vivono quotidianamente coloro che scendono sul campo di battaglia, per usare un eufemismo, quelli che giorno dopo giorno vivono davvero sulla loro pelle la permanenza nelle aule e che forse coloro che stanno lontano, negli uffici, fuori dalle scuole, hanno dimenticato o non conoscono.
E quindi, in definitiva, la scuola italiana è tutta da buttare? Tutta da riformare? Assolutamente no! Noi salviamo tutti i suoi meriti, quell’aria di sfida, di fame di sapere, perfino quell’euforica paura che serpeggia per i banchi a settembre, salviamo tutti gli studenti e tutti gli insegnanti, tutti coloro che ogni giorno lavorano per ed in quelle aule. Perché sono loro la vera scuola italiana. Ed è a loro
che, come ogni anno, diamo il nostro in bocca al lupo!
Vittoria Caiazza
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