The Apprentice
Cosa può dire una biografia sull’ascesa senza declino di Donald Trump, presto nuovamente alla Casa Bianca, che non si dica o non si sia già detta pressoché ovunque? Facile prevedere come la nuova pellicola dell’irano-danese Ali Abbasi, osteggiata dai piani alti della Trump Tower, si trovasse nell’occhio del ciclone mediatico. Occorre individuare il nucleo del discorso, quale che sia l’urgenza che ha mosso la realizzazione di questa inusuale cinebiografia: un film che non ha accettato di attendere la posterità e che, caso abbastanza raro per un biopic, non ha alcun atteggiamento reverenziale nei confronti del suo antieroe. Facile dunque aspettarsi che questo The Apprentice sia l’ennesima operazione della Hollywood liberal (in trasferta forzata grazie alla coproduzione internazionale), atta a delegittimare un personaggio con cui, d’altronde, la legittimità non ha mai fatto il paio nell’opinione pubblica: una raffigurazione perfetta dei tanti vizi e delle poche virtù di Donald Trump, la cui ombra d’altra parte incombe da decadi minacciosa sullo scenario mediale (dal Biff Tannen di Ritorno al Futuro II al Greg Stillson de La Zona Morta, senza contare il talent show che dà il titolo al film ).
Fabio Cassano
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