Francis Bacon
Corpi ricurvi su se stessi.
Corpi soli.
Soli in luoghi che si percepisco come resti di memoria infantile.
Bocche.
Bocche grandi.
Grandi come una testa.
Animalesche.
Urlanti.
Urla. Urla tremende che escono fuori dal corpo tanto da contorcerlo.
Francis Bacon attraversa il dolore e l’ esistenza umana con sofferenza spietata capace di fare eco sui corpi che egli stesso tormenta con pennellate irruente come nell’ intenzione di portare via la loro immagine, di cancellarla – non solo dalla tela, ma restano come ricordo di quello che c’è stato perché l’ esistenza non può essere dimenticata, taciuta, ignorata.
Claudia Dell’Era
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